Il pellet come combustibile |
Pellet è parola inglese che significa, semplicemente, pallina, anche se il "pellet" più comunemente distribuito oggi è in realtà costituito da cilindretti generalmente del diametro di 6/8 mm e della lunghezza di 2/3 cm.
Il pellet di legna è prodotto utilizzando gli scarti dell'industria forestale e della lavorazione del legno.
Ridotto in segatura, viene compresso e di conseguenza riscaldato, forzandolo attraverso una filiera che ne determina l'aspetto finale. Il riscaldamento e la pressione attivano la capacità legante della lignina, un polimero presente nel legno e che costituisce, insieme alla cellulosa, circa il 70% della sua biomassa, trasformandola in una sorta di collante naturale che conferisce al pellet sufficiente compattezza da consentirne l'immagazzinamento, la distribuzione e l'uso in modo relativamente semplice rispetto ad altri biocombustibili.
Il pellet di qualità è quindi, di per sè, un combustibile naturale e "pulito" che non contribuisce all 'inquinamento nè alla deforestazione, ma che anzi fornisce un incentivo economico al governo dei boschi, il cui abbandono è il principale responsabile degli incendi che li devastano.
Diciamo "di per sè" perchè va ricordato che la maggior parte del pellet è essiccata in forni a metano, che la produzione italiana è concentrara nel nordest, e che la maggior parte del consumo italiano è alimentato dall'importazione. La distribuzione del pellet avviene su gomma, ed il costo del trasporto incide notevolmente sul costo finale del prodotto. I puristi dell'ecologia devono dunque tenere presente che buona parte del prezzo che pagano per il pellet va in realtà ad alimentare il consumo dei combustibili fossili utilizzati per produrlo e distribuirlo.
Grazie al basso costo della materia prima e delle fasi di lavorazione è inoltre un combustibile ragionevolmente economico, in grado di competere non solo con i combustibili fossili, ma, anche se solo in determinate condizioni, anche con la legna stessa. Per quanto il prezzo a peso del pellet sia maggiore di quello medio della legna da ardere, va considerato che il pellet è molto più denso e contiene una percentuale di umidità decisamente minore. Di conseguenza, mentre la legna, anche ben stagionata, raramente supera un potere calorificodi 3200 kcal/Kg, il potere calorifico del pellet può arrivare a 5000 Kcal/kg. Il confronto col potere calorifico della legna non stagionata, che la maggior parte degli utilizzatori si riduce ad impiegare, e che è pari a non più di 1500/2000 Kcal/kg, rende il vantaggio del pellet evidente per gli utenti "pigri" che non abbiano voglia e tempo da dedicare alla stagionatura della legna.
La convenienza del pellet
Dal punto di vista economico, la convenienza del pellet è simile a quella della legna, con anzi qualche vantaggio dovuto fondamentalmente all'essiccazione artificiale ottenuta nel processo di produzione. Possiamo quindi rimandare alle pagine sul riscaldamento a legna nella sezione Stufe a Legna per una panoramica generale sull'argomento.
Essendo il pellet, al contrario della legna, un prodotto industriale, la maggiore o minore convenienza può variare nel tempo a seconda dell'oscillazione dei prezzi. e della qualità del pellet reperibile. In passato il prezzo del pellet ha subito notevoli variazioni, ma l'offerta sul mercato negli ultimi anni è molto aumentata e questo ha contribuito a stabilizzarne il prezzo, che è comunque in crescita.
Di seguito un grafico che mostra l'andamento del prezzo del pellet dal luglio 2010 al luglio del 2013 (fonte: Propellet Austria)
Posto a 100 il prezzo del gennaio 2006, il prezzo del pellet è aumentato nefgli ultimi 8 anni del 42%, ben più dell'inflazione.
Di seguito, invece, un grafico che mostra il prezzo del sacchetto da 15 kg certificato nell'ultimo anno, sino al luglio 2013 (stessa fonte)
Nell'ultimo anno si evidenzia una tendenza all'aumento, che peraltro segue la tendenza di tutti i combustibili.
C'è da considerare che una delle componenti che maggiormente contribuiscono a formare il prezzo al consumo, come dicevamo sopra, è il costo del trasporto, che è inversamente proporzionale alla quantità acquistata. Il prezzo è soggetto anche ad oscillazioni stagionali: in piena estate il pellett è generalmente più economico che in pieno inverno (vedi grafico sopra). Per ottenere la massima economia è quindi bene provvedere all'acquisto per tempo ed in quantità sufficienti a garantire il rifornimento per tutto il periodo di utilizzo della stufa, anche perchè localmente, in condizioni di approvvigionamento particolarmente disagiate, il prezzo del pellet può subire impennate assai più marcate di quelle sopra riportate.
Il prezzo del gasolio, del metano e del gpl da riscaldamento può variare molto a seconda delle distribuzioni locali, degli scaglioni di consumo, etc, e fare una statistica generale è davvero difficile.
Le tabelle che seguono, proposte dall'AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) danno comunque una idea della situazione.
La convenienza rispetto al gpl ed al gasolio è indiscutibile, quella rispetto al metano è interessante solo se il combustibile è effettivamente di ottima qualità e se è acquistato in stock dal prezzo conveniente. E solo se la stufa che lo brucia è in perfetta efficienza.
La qualità e la facile reperibilità del pellet sono dunque aspetti determinanti per la sua convenienza nel riscaldamento.
La qualità del pellet
Il consumo del pellet in Italia è in esplosiva espansione, anche se la maggior parte della produzione è collocata al di fuori dei confini nazionali (Canada, Svezia, Austria, Paesi Baltici, più recentemente Russia e paesi dell'Est). Per fornteggiare la crescente richiesta, sempre più produttori si presentano sul mercato e possono sorgere dubbi sulla qualità del prodotto fornito.
Esistono pellet di Faggio, Rovere, Abete. Acero, Frassino, Ontano magari misti a Carpino e Cerro, bianchi e rossi, chiari e scuri, prodotti dalla sola polpa del legno, ovvero anche dalla corteccia, etc.
In linea generale il pellett deve presentarsi liscio, lucido e compatto, i cilindri devono essere di diametro uniforme ed all'interno dei sacchi deve essere presente solo una minima quantità di materiale polverizzato. Prima di acquistarne una partita, si può fare una semplice prova utilizzando una manciata di pellet e versandola in una bacinella d'acqua: il pellet di alta qualità tenderà ad affondare, quello di bassa qualità tenderà a galleggiare. Tuttavia anche questi metodi empirici hanno i loro limiti: per far affondare cattivo pellet nell'acqua, basta aggiungere fecola di patate, per renderlo pesante basta aggiungere sabbia, etc. In realtà, l'unico modo serio per essere certi della qualità del pellet sarebbe farlo analizzare.
Come sempre, maggiori le informazioni fornite sul prodotto, maggiori sono le garanzie di qualità. La confezione dovrebbe riportare almeno il potere calorifico del combustibile confezionato con una delle sigle Kw/kg, Kcal/kg, Kj/kg, ed il richiamo al rispetto della normative europee DIN 51731 (Germania), O-Norm M7135 (Austria), Scan standard (Scandinavia), UNI CEN/TS 14961.(Italia, che però, giusto perchè siamo in Italia, non è obbligatoria)
Tuttavia, partendo dalle norme di riferimento, o con degli standard interni propri, sono sorti in Europa dei consorzi di produttori che si sono dati delle regole di qualità e di controllo della produzione, creando dei marchi di qualità: ÖNORM geprüft in Austria, DIN geprüft e Din Plus in Germania; Pellet Gold in Italia, ITEBE in Francia. Questi marchi vengono assegnati in base ad una adesione volontaria e prevedono, a seconda del marchio, controlli della produzione fatti da enti esterni mediante visite non programmate e/o controlli sulla qualità del pellet fatta da laboratori accreditati in base alle normative di riferimento. La presenza di un marchio, per l'utilizzatore, significa avere caratteristiche certificate e qualità costante nel tempo.
Nel 2012 è stata introdotta una certificazione unica a livello europeo, la EN Plus. Questa, oltre alle caratteristiche chimico-fisiche, esamina tutta la filiera, dall’ottenimento della materia prima alla consegna al consumatore finale, considerando anche la sostenibilità della produzione e del trasporto. Il risultato è la divisione del pellet in tre classi di qualità: “A1” per la qualità più elevata, “A2” per la più scadente ma sempre conforme a determinati standard, e la “B” destinata solo a grandi impianti di combustione per uso commerciale o industriale.
In base alle norme di riferimento, i parametri di maggior interesse nel pellet sono i seguenti:
La durabilità meccanica, che è strettamente legata alla quantità di polvere che presente nel sacco del pellet. Se il pellet si sbriciola facilmente si possono avere problemi di alimentazione della stufa e sporco nella stufa e in casa, riduzione dell'efficienza di combustione; incremento delle emissioni. La non buona durabilità meccanica è dovuta principalmente a problemi di produzione del pellet.
Il contenuto di ceneri nel pellet, che determina il residuo che si ha a fine combustione nella stufa. Un alto contenuto di ceneri può dare problemi di combustione a causa dell'intasamento dei fori del braciere ed incrementare l'emissione di polveri dalla stufa. Il contenuto di cenere è dovuto all'essenza del legno utilizzata e dalla presenza o meno di corteccia. Un elevato valore di ceneri si può trovare anche a causa di una contaminazione del pellet da parte di materiale durante il trasporto (es. sabbia o polvere). Un buon contenuto di ceneri si ha con valori inferiori a 0.8%.
La lunghezza, che determina la capacità di carica della stufa automatica e quindi l'uniformità di caricamento nel tempo.
Le proprietà chimiche che determinano la formazione di residui metallicisul braciere, problemi di emissioni in atmosfera (azoto e cloro), problemi di corrosione delle parti costituenti la stufa (cloro).
Il Pellet di Categoria "A" è quello di qualità più elevata e il più
raccomandato per le utenze domestiche. Questo pellet risponde in
media ai parametri qualitativi riportati qui di seguito:
Umidità : < 8 % peso
Ceneri : < 0.4% peso
Polveri : < 1,0 % peso
Agenti leganti : Non
ammessi
Zolfo : < 0,04% peso
Azoto : < 0,3 % peso
Cloro : < 0,02 % peso
sp;
Peso specifico apparente: 0,56 Gr/cm3
Potere
calorifico: Kcal/Kg 5005
Anche i pellet di buona qualità hanno diverse caratteristiche a seconda dell'essenza con cui sono prodotti. Larice, Pino ed Abete, ad esempio, hanno un potere calorifico superiore a quello del faggio, a causa della presenza maggiore di resina che però, se da un lato aumenta il calore prodotto, dall'altro, nel lungo periodo, può provocare incrostazioni e malfunzionamenti dell'apparecchio che li impiega, richiedendo una manutenzione più frequente.
La reperibilità del pellet
Il mercato italiano nasce e si sviluppa nel Nord, dove tuttora si colloca l’86% dei produttori e oltre il 95% della produzione, che peraltro è ben lungi dal soddisfare la richiesta.
L'Italia è uno dei principali mercati per le stufe a pellet: nel 2011 si calcolavano almeno 1.500.000 stufe installate, con un consumo di 1,8 milioni di tonnellate di pellet, di cui il 70% provenienti dall'importazione. Per dare una idea dell'impennata del mercato del pellet negli ultimi anni, si consideri che la produzione italiana nel 2001 non superava le 100,000 tonnellate.
L'Italia è il principale consumatore europeo di pellet e l'unico paese il cui consumo è pari a quattro volte la sua capacità produttiva. Per soddisfare la domanda sono necessari oltre 1,2 milioni di tonnellate di pellet di importazione all'anno.
Anche il consumo europeo è in aumento e molta della richiesta è soddisfatta amche dall'importazione da Stati Uniti e Canada. La sempre nuova produzione europea sembra comunque in grado di soddisfare la domanda crescente senza pericoli nell'immediato di una "carestia" di combustibile, come quella dell'inverno 2005/2006 che portò ad un aumento del costo medio del pellet del 54% a seguito dell'esplosione della richiesta (la richiesta di stufe a pellet era aumentata del 144% ed i produttori non furono in grado di far fronte alle necessità del mercato).
Anche la distribuzione del pellet sul territorio appare soddisfacente, sopratutto al Nord ed al Centro. Le stufe a pellet sono ormai talmente diffuse che il loro combustibile viene distribuito sia dai centri commerciali e dalle catene del "Fai da te", sia dai tradizionali distributori di legna da ardere, molti dei quali hanno da tempo affiancato il nuovo combustibile al vecchio.
Poichè buona parte del costo reale del combustibile dipende dal costo del trasporto, è importante che l'utilizzatore verifichi la presenza di un distributore a poca distanza dal luogo di installazione e meglio ancora che provveda, se possibile, ad acquistarlo per tempo da un grossista o da un rivenditore specializzato in confezioni non inferiori ad un pallet completo (circa 70 sacchetti). Fare 50 km in auto per acquistare 3 o 4 sacchetti per volta in un negozio di casalinghi renderebbe molto probabilmente il riscaldamento a pellet del tutto antieconomico.
Altri combustibili
Insieme alle stufe a pellet "puro", si stanno diffondendo sempre di più stufe, ma sopratutto camini, "policombustibile", in grado cioè di bruciare, oltre ai classici cilindri di segatura pressata, anche residui di lavorazioni agricole, come chicchi di mais, gusci di noci, nocciole e pinoli, noccioli di pesche, albicocche, ciliege ed olive. Macchine del genere prevedono alimentatori diversi per diversi combustibili e la possibilità di tarare la centralina di controllo a seconda del combustibile impiegato.
Mais
Potere calorifico: 6200 Kcal/h
Umidità
15%
Residuo ceneri 2/4%
Il Mais è un combustibile eccellente come potenza calorifica, ma l'alto contenuto di grassi tende a produrre dure incrostazioni nei focolari e nei condotti delle stufe, è necessario quindi miscelarlo,con percentuali variabili dal 40 al 60%, al pellet o altri combustibili più secchi.
Gusci di nocciola
Potere calorifico: 3800
kcal/kg
Umidità: c.a 5%
Residuo ceneri: 3%
Pezzatura: da 6
- 15 mm
Peso/volume: 360 kg/m3 (gusci spaccati a metà)
Peso/volume: 430 kg/m3 (gusci macinati)
Confrontato con il pellet occupa circa il doppio del volume; ha un residuo di ceneri superiore di almeno tre volte e un potere calorifico più basso (circa < 13% ); inoltre è un prodotto abbastanza stagionale, ed in certi periodi dell'anno non si trova facilmente; pertanto il vantaggio sul pellet può essere solo sul prezzo, ma va valutato con attenzione perchè il divario in certi periodi dell'anno si assottiglia notevolmente.
Gusci di mandorle
Umidità : 12-14%
K/Cal: 3.500 /
4.000
Ceneri: 2-4%
Materiale di provenienza europea viene utilizzato indifferentemente o dall’industria o dai privati. Il prezzo risulta essere comunque abbastanza elevato per entrare nel circuito dei grandi utilizzatori. Analisi ottima anche per un utilizzo domestico sia tal quale che in pellet
Noccioli di olive
Umidità : 15-17%
K/Cal: 4.200 /
4.800
Ceneri: 2-4%
Sicuramente è un prodotto destinato al mercato domestico o comunque a caldaie di potenza limitata. Il prodotto si presenta in modo ottimale sia come analisi che come struttura. Eguagliabile al legno ha il vantaggio di essere in grani piuttosto che in pellet agevolando dunque tutto il sistema di trasporto ed alimentazione.
Sansa di olive
Umidità : 15-17%
K/Cal: 3.800 / 4.000
Ceneri: 5/7%
Materiale di origine Italiana o del Mediterraneo è molto
importante come “additivo” alle fonti energetiche tradizionali
avendo un rapporto qualità prezzo eccezionale.
E’ un
materiale abbastanza polveroso ma con una parte importante di
lignina (50%)
Altri combustibili utilizzabili, e di cui aumenta l'offerta sul mercato, sono i gusci di cocco frantumato, il vinacciolo (semi di uva residui di lavorazione della grappa), il pellet di Miscanthus ( graminacea perenne ad alto ritmo di accrescimento), il pellet di paglia e quello di colza. La disponibilità di questi combustibili naturali, così come il loro prezzo, è comunque strettamente legata al territorio specifico di produzione ed alla stagionalità.